Spesso si parla di psicomotricità in modo improprio o impreciso, per indicare una sorta di
ginnastica o una serie di esercizi da far svolgere al bambino con finalità di performance.
In realtà la psicomotricità è il bambino stesso, unità inscindibile di mente e corpo, spirito e materia, che il tempo, le esperienze, le relazioni, plasmano continuamente, lungo tutto il corso della vita, ma in particolar modo in età evolutiva.
L’inscindibilità di mente e corpo è riconosciuta come base fondante della persona dalla
pedagogia, dalla neuropsichiatria infantile e dalla psicologia contemporanea e proprio in questo principio la psicomotricità trova la sua originalità e la sua ragione d’essere, accanto e in sinergia con altri interventi sia in ambito preventivo, che educativo, che riabilitativo.
Lo sviluppo cognitivo ed emozionale del bambino parte dal movimento, addirittura quando il bambino è ancora feto contenuto e protetto dal grembo materno. Il corpo è perciò il primo veicolo della conoscenza: attraverso la scoperta e i vissuti corporei legati alle diverse esperienze il bambino organizza progressivamente la sua mente e diventa sempre più abile nell’astrarre nozioni importanti come quelle di direzione, grandezza, velocità, durata, che sono alla base di ogni processo conoscitivo della realtà e di se stessi all’interno della realtà.
Il “metodo” proposto è quello di Bernard Aucouturier, uno dei padri fondatori della
psicomotricità in Francia negli anni ’70 del secolo scorso, pedagogista, educatore ed insegnante di educazione fisica. L’originalità di questo approccio risiede in un principio fondante:
l’espressività psicomotoria.
Con questi termini ci si riferisce alla modalità di essere, originale e unica, di ogni bambino,
considerato un essere globale che scopre il mondo investendo di sé tutto l’ambiente che lo
circonda e ricevendo dall’ambiente stimoli importantissimi, in uno scambio continuo di
ricchezza reciproca.
Il linguaggio corporeo è ciò che unisce il bambino al mondo esterno. Il corpo e la via
psicomotoria sono il canale privilegiato attraverso cui il bambino può esprimere ed elaborare le
proprie emozioni e la propria vita interiore, in quelle fasi dello sviluppo neurofisiologico,
cognitivo e psichico in cui il linguaggio verbale non è ancora quello prevalente.